Vera Mantengoli
Articolo integrale sul numero di Repubblica del 02 NOVEMBRE 2021
Secondo una nuova ipotesi, nel 1200 sul bassorilievo della chiesa erano applicati elementi metallici che formavano la mappa del firmamento. Una mostra ora ci aiuta a immaginare come si presentava.
VENEZIA. Le tracce di una minuscola stellina sul naso di una fanciulla, scolpita nel bassorilievo del portale maggiore di San Marco, è quello che resterebbe di una mappa di costellazioni che scintillava sulla facciata della Basilica dalla metà del 1200.
È la suggestiva ipotesi della storica dell’arte veneziana Gloria Vallese, professoressa di Elementi di iconologia e iconografia all’Accademia di Belle Arti di Venezia, che da anni lavora per dimostrare che l’artista nel portale maggiore non raffigurò soltanto il Ciclo dei Mesi, ma anche le relative costellazioni osservabili nel cielo notturno di quel periodo, note a navigatori ed esploratori.
Per Vallese, parte della Società italiana di Archeoastronomia, un tempo nelle figure del bassorilievo erano applicati infatti dei possibili elementi metallici che, con le prime luci dell’alba e le ultime del tramonto, luccicavano formando una mappa del firmamento. Seguendo la visione della storica dell’arte, la fanciulla sulla quale si può ancora osservare l’applicazione di una stella metallica, sarebbe Andromeda, costellazione dell’emisfero celeste Nord, visibile nella formella tra il mese di novembre e dicembre. “La stella maggiore della costellazione di Andromeda si trova in genere sul volto della figura e quella di San Marco, l’unica rimasta, è sulla punta del naso” spiega Vallese “Le nostre foto ad alta definizione della superficie marmorea ci hanno permessa di mettere in evidenza cerchi di minuscoli fori che costituivano un tempo l’aggrappo di altri simili elementi, possibilmente metallici, applicati sul marmo e con l’andar del tempo caduti”.
I risultati delle sue affascinanti ricerche, finanziate in parte grazie a un bando del Miur, sono esposte insieme alle opere dell’artista Resi Girardello fino al 15 gennaio nello spazio alle Zattere Magazzino del Sale 3 dell’Accademia delle Belle Arti nella mostra Stelle e Viaggi. Esplorazioni, iconografia e astronomia a San Marco nel ‘200 (aperta giovedì, venerdì e sabato dalle 11 alle 17). In pratica in ogni mese Vallese individua le tracce di una rispettiva costellazione che si trovava nel cielo dell’epoca: “Dobbiamo pensare che quando è stato realizzato l’arcone inferiore del portale maggiore, quello con il Ciclo dei Mesi, siamo attorno alla metà del 1200 e il cielo si vedeva in tutta la sua chiarezza” spiega “Ovviamente non c’erano né smartphone né internet e neppure la luce elettrica, quindi si potevano riconoscere senza difficoltà le costellazioni che servivano come punto di riferimento ai navigatori e come indicazione del passare delle stagioni alle persone”.
La mostra, sostenuta dal direttore dell’Accademia di Belle Arti Roberto Caldura, accompagna il visitatore in un viaggio visionario, prima dell’arrivo dell’utilizzo dell’astrolabio e della bussola, quando gli unici strumenti per orientarsi sono la Rosa dei Venti e la cosiddetta bussola stellare. (…)
Tra una stanza e l’altra si incontrano le opere di Girardello in tondino di ferro e acciaio ispirate agli animali mostruosi delle costellazioni, come il Maiale che evoca sia la formella di dicembre, dove si vede un uomo barbuto nell’atto di uccidere un suino (come avveniva in quel periodo dell’anno perché il freddo preservava la carne) che il cinghiale, come veniva chiamata un tempo la costellazione dell’Orsa maggiore, visibile a fine anno. Il viaggio tra le stelle si conclude con l’opera Il mare nel cuore di Girardello, realizzata in filo di rame con tanta pazienza e cura dall’artista che ha riprodotto statue, colonne, volte e tutti i particolari dell’edificio utilizzando oltre un chilometro di filo di rame.