Selvatica 2016. Intervista


Intervista a Resi Girardello
Di Alessandra Redaelli

Tu crei installazioni legate alla natura e ai cambiamenti climatici, dunque la natura è centrale nella tua poetica. Com’è nata questa scelta?

La natura è centrale nella mia scelta in quanto la natura è quanto di più  normale ci sia nella vita. La  natura è una una certezza: un sasso, la terra, l’erba, il cielo, una farfalla e una zanzara sono cose normali che mi danno sicurezza e mi fanno sentire a casa. Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza ho vissuto in campagna, e la campagna è il luogo dal quale io traggo ispirazione anche se l’ industria è una una forza del mio territorio. Temo che lo scollamento dalla natura di una gran parte della popolazione che crede di trovare nei ritmi dell’artificiale il segreto della felicità, sia qualcosa di limitante.  Il primo approccio al problema dei cambiamenti climatici è avvenuto per me da adolescente, parlando con un’amica che ora è un’ottima insegnate, con la quale condividevo interessi culturali. Ci chiedevamo come fosse il Libro originale di James Lovelock …l’ipotesi di Gaia.  Da più di 15 anni creo opere su questo tema.
All’epoca mi chiedevo come fosse possibile che le condizioni atmosferiche stessero cambiando così velocemente. Quando ho iniziato a leggere i testi degli scienziati, essendo io avulsa da qualsiasi tipo di ideologia ecologista, mi sono preoccupata. Ho realizzato che la crescente industrializzazione degli ultimi decenni e lo sviluppo dei paesi emergenti avrebbe cambiato il mondo e influito pesantemente sul riscaldamento globale. Situazioni delle quali nessuno si stava preoccupando, 15 anni fa, e che per qualche decennio non hanno fatto notizia; hanno offeso la natura. 
La natura ci ha generati, è parte di noi e noi parte di lei, l’inizio e la fine della nostra esistenza fisica. La caducità delle cose, tuttavia, trova un senso nella natura che si rigenera.
I miei lavori parlano di natura, ma spesso in chiave ludico-estetica che vuole richiamare il tema della vanità. Tutto è vanità, il tempo è relativo e la bellezza si svuota.

Come artista – e dunque come testimone privilegiato di questo momento storico – ti senti in qualche modo chiamata a esprimere la tua opinione riguardo il nodo cruciale che sta vivendo oggi il rapporto tra uomo e natura e riguardo la diminuzione delle risorse disponibili sulla Terra?

Non mi sono sentita oggi chiamata a parlare di questi argomenti, mi sono sentita ieri chiamata a parlare di un argomento che nessuno voleva ascoltare. Soffro molto delle mode di una società che espone e propone solo quello che è in linea;  come se le idee che non suonano all’unisono con il conformismo debbano rimanere nei cassetti fino a quando non richiamano abbastanza pubblico. Per questo ringrazio la curatrice, che dopo tanti anni che porto avanti delle ricerche su questi argomenti ha avuto il desiderio di aiutarmi a esporle.  Credo l’arte sia da sempre una potente forma di comunicazione per informare e coinvolgere le persone e i giovani a pensare in modo libero e personale. 
E’ la natura delle cose… l’artista volente o nolente,  come un “animale Selvatica” sente le vibrazioni della terra e percepisce e capta forse con maggiore sensibilità di altri quelli che sono i sintomi dei cambiamenti in atto. Se vuole cercare di fare ricerca e non essere semplice esecutore, l’artista  deve esprimere con la sua arte le emergenze che sono nell’aria, in questo caso i ppm di CO2 nell’atmosfera. Dal mio punto di vista le tecniche sono conseguenze, strumenti per fare passare i messaggi che sono necessità.

I recenti allarmi lanciati dagli scienziati hanno in qualche modo influito sul tuo lavoro?

Ho la sensazione che gli scienziati lancino allarmi da molto tempo senza essere ascoltati o avere il giusto spazio nella comunicazione . L’unica differenza che trovo nei messaggi contemporanei è che figure cruciali dell’opinione sociale come il papà e i giornalisti, dopo gli ormai frequenti “eventi eccezionali” e le consuete catastrofi  che non possono che aumentare, se non cambieremo tutti stile di vita,  hanno iniziato a occuparsi del problema a un passo dal considerarlo fuori controllo.
La terra vede e provvede e come dice James Lovelock, Gaia ha sempre eliminato tutti gli esseri che gli hanno creato danno, per questo fortunatamente per noi, oggi non dobbiamo convivere con i giganti dinosauri, forse  dovremmo essere così astuti da non crederci onnipotenti.
Credo la scienza sia la massima fonte d’ispirazione per l’arte in quanto altra faccia della stessa medaglia della ricerca della verità, ma con un metodo più empirico.
Sulla mia vita tali allarmi e ricerche hanno influito in quanto mi hanno dato la misura della normalità. Ho smesso di pensare che questi testi che cercavo e leggevo fossero previsioni di catastrofisti dubbie; semplicemente ho avuto conferma, come avevo creduto nell’approccio con gli stessi, che una delle principali tematiche che la società contemporanea dovrebbe affrontare sia il rispetto della Terra Madre, senza preoccuparsi troppo  per l’economia che decresce…

E sulla tua vita?

La mia vita è pensare all’arte, speriamo che anche l’arte un giorno pensi a me.

Qual è la tua previsione su un futuro possibile?
La mia previsione su un futuro possibile è l’ utopia. La speranza che l’uomo contemporaneo possa agire creativamente e liberamente, magari sbagliando qualche volta, come fa da sempre l’artista, e inizi dai piccoli gesti a cambiare la realtà ribaltando i conformismi che l’economia ci impone.
Le azioni artistiche dovrebbero aiutare a fare prendere coscienza che questo calore gratuito che ci permette di abbronzarci in Aprile è paragonabile ad una febbre che surriscalda il pianeta, e se, non vogliamo gioire come nella metafora di Lovelock come gioiscono” i bacilli nel bel mezzo di un influenza”, con semplici piccoli gesti da ecologisti educati che come tutti gli altri esseri, dovremmo pensare all’unisono a ciò che è giusta azione per la conservazione della specie, agendo nel rispetto della madre terra. I materiali di scarto sono materiali, è normale riutilizzarli come furono sempre riusate le pietre per erigere nuovi monumenti. Qui io uso i materiali dell’industria del mio territorio, cavi in rame riciclati, per creare opere che con ironia facciano pensare, o anche solo divertire, sperando di generare pensiero positivo. Per le opere di Selvatica ho tratto ispirazione dal grande capostipite scienziato “filosofo” James Lovelock che sostiene che la terra è un organismo vivente . Il secondo uomo di scienza ispiratore delle opere realizzate per questa mostra è stato Marino Gatto del Politecnico di Milano, che durante una conferenza sui cambiamenti climatici organizzata a Venezia dall’Università  Ca’ Foscari ha esposto la sua ricerca sui mutamenti che toccheranno gli ecosistemi della flora e della fauna nei nostri territori. La sua ricerca ha evidenziato come anche solo pochi gradi di aumento delle temperature possa modificare la vita di piante e animali. Del resto si sapeva da tempo immemore che la Zanzara, sempre simile a sé stessa dalle gocce d’ambra che la storia ci ha restituito, è vincente nella scala biologica, ora la” tigre volante” piccola ma feroce è minaccia sanitaria per i paesi più poveri. La mia previsione auspicata è quella di una convivenza rispettosa e felice di tutti gli esseri viventi, animali e non, autoctoni e non. 

La natura offre spazio a tutti, ognuno ha la sua funzione e il suo ruolo nel grande ecosistema, ed è tenuto a svolgerlo al meglio, con tutta l’onestà intellettuale possibile occupando lo spazio e il tempo che gli spetta in previsione di un futuro fatto di intelligenza, ecologia e tecnologia sostenibile.

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